Audiolab 6000 series l' alta fedelta che costa il giusto - AF Digitale

2022-09-25 03:17:03 By : Ms. Bobby Qian

La serie 6000 di Audiolab è un modo interessante per ascoltare musica con i formati più diversi: che sia un vinile, un CD oppure un file ad alta risoluzione, questi apparecchi sapranno rispondere alle vostre esigenze. Prima di proseguire, se ancora non l’avete fatto, vi consiglio di leggere questo nostro articolo che vi spiegherà qualcosa in più sul marchio.

In un impianto moderno ciò che non può proprio mancare è uno streamer di rete. L’Audiolab 6000N Play si presenta come un apparecchio dalla linea semplice, disponibile nella livrea silver o black. All’interno dell’imballo troverete un cavo di alimentazione, un cavo USB di tipo B ed un manuale di istruzioni abbastanza completo. Il frontale è caratterizzato dalla presenza di sei tasti che servono per memorizzare le vostre internet radio preferite ed una serie di funzioni che vi elenchiamo qui di seguito:

Sulla destra è presente un pulsante con il quale selezionare tre diverse opzioni di stand-by, vi basterà tenerlo premuto per 4 secondi. Le opzioni di stand-by sono le seguenti:

Tutto questo perché, come avrete intuito, non c’è un display da cui effettuare i vari setting, cosa questa che potrebbe far storcere il naso a qualcuno ma che allo stesso tempo ha permesso ad Audiolab di destinare il budget all’implementazione dei circuiti critici dello streamer.

Sul retro, tra le altre cose, vi segnaliamo la presenza di una presa USB di tipo B che vi servirà per connettere l’integrato Audiolab 6000A e controllare il volume direttamente dall’applicazione Play-Fi.

All’interno dell’Audiolab 6000N Play troverete un DAC ES9018 Sabre32, lo stesso dell’Audiolab 6000A Play e dell’ M-DAC. Il 6000N Play utilizza l’architettura HyperStream a 32 bit di ESS Technology, lo studio dei tecnici inglesi si è concentrato sul contrastare l’annoso problema del jitter e sull’eliminazione del rumore. Per quanto riguarda la sezione di alimentazione il 6000N Play trae ispirazione dalla meccanica CDT da cui riprende anche il trasformatore toroidale. Grazie alla presenza sia delle uscite analogiche che digitali potrete utilizzare questo streamer con qualsiasi tipo di elettronica a valle, inutile o quasi ricordare che il suo compagno naturale è l’amplificatore integrato 6000A.

L’Audiolab 6000N Play vi consentirà di fruire della maggior parte dei servizi di streaming presenti sul web, ad esempio: Spotify, Tidal, HDtracks, Deezer, Qobuz, Amazon Music, Napster, TuneIn, iHeartRadio e SiriusXM, questi, alcuni di quelli riportati sul sito del produttore. Inoltre, avrete a disposizione Spotify Connect che vi consentirà di bypassare l’APP Play-Fi. Potrete anche scegliere tra tantissime internet radio e podcast. Grazie alla compatibilità DLNA è inoltre possibile effettuare lo streaming da un server sulla vostra rete domestica. Per quanto riguarda la risoluzione parliamo di 24 bit/192 kHz (no file in DSD) sia in modalità cablata che WiFi. Il cuore di tutto questo è l’applicazione Play-Fi che avevamo già visto sull’Audiolab Omnia. Se ve lo state chiedendo non c’è la compatibilità Chromecast e Airplay.

Play-Fi è un’applicazione di terze parti utilizzata anche da altri costruttori. Se da un lato rivolgersi a terzi limita la personalizzazione delle APP, dall’altra avrete la possibilità di creare una rete con dispositivi di altre marche che utilizzano questo sistema. Senza girarci troppo intorno, in rete abbiamo letto alcune lamentele sul funzionamento di Play-Fi e per questo abbiamo cercato di testare approfonditamente tutte le funzionalità di questa APP, disponibile per iOS, Android, Kindle Fire, smartwatch Apple, Android e PC Windows.

Non appena avviata, l’APP ci informa che sono disponibili aggiornamenti e così la lasciamo fare. Iniziamo fin da subito col dirvi che se anche noi in passato avevamo riscontrato un po’ di lentezza, stavolta il funzionamento dell’APP ci ha pienamente soddisfatti. Veloce, reattiva, senza alcun tipo di tentennamento anche con i file in alta risoluzione. Per chi se lo stesse chiedendo, dopo una prova di rito in modalità wireless, abbiamo effettuato la maggior parte dei nostri test tramite cavo ethernet.

Non è certo un mistero che sul mercato ci sono streamer di rete dall’aspetto più accattivante, dotati di un bel display e molte funzioni. C’è però da dire che non bisogna mai perdere di vista l’obiettivo principale, ossia la riproduzione sonora e ragazzi, l’Audiolab 6000 N Play le cose che fa le fa bene. Certo all’inizio i vari settaggi saranno meno intuitivi del solito, non potrete riprodurre i DSD ma vi garantiamo che quello che esce fuori da quest’apparecchio è musica ben riprodotta. Iniziamo i nostri ascolti con quei tre o quattro brani tormentone che utilizziamo sempre nei nostri test di cui ormai conosciamo a memoria anche i più minimi particolari. Questo streamer non è uno di quegli oggetti da “effetto wow” lì per lì non vi stupirà con effetti speciali ma ve lo gusterete piano piano nel tempo per il suo grande equilibrio. Così, dopo una mezz’oretta di ascolto sulla nostra playlist Tidal, esce fuori il concerto a Colonia di Keith Jarret e mentre sono al PC intento a scrivere qualche riga, il mio cervello è catturato dalla capacità del 6000 N Play di collocare perfettamente il pianoforte nell’ambiente e di riprodurre con dovizia di particolari le noti del pianoforte, dalle più acute a quelle più gravi. Questo è uno streamer di quelli che potresti portarti nella tomba perché difficilmente ti affaticherà negli ascolti. Inoltre, la sinergia con l’Audiolab 6000A è ottima e la possibilità di controllare il volume dell’amplificatore tramite Play-Fi è il massimo della libidine, specie per il sottoscritto che è solito rilassarsi con un po’ di musica dopo un bella giornata di intenso lavoro.

C’è stato un tempo in cui i CD erano la sorgente di riferimento ed i vinili erano praticamente estinti. Poi il vinile è risorto, il CD è quasi morto ed ora entrambi i formati sembrano aver trovato una sorta di convivenza pacifica. Alzi la mano chi di voi non ha almeno e dico almeno, un centinaio di CD in casa, che di tanto in tanto  avreste voglia di mettere nel vostro lettore e spingere play. L’Audiolab 6000 CDT potrebbe essere la macchina che fa al caso vostro. Per chi non lo sapesse questa meccanica di lettura è derivata direttamente dalla sorella maggiore 8300CD che è contraddistinta da un prezzo ben maggiore, ma la sostanza è molto simile. I tecnici Audiolab hanno fatto delle scelte intelligenti andando ad utilizzare materiali meno pregiati per il cabinet o per il display ma mantenendo la sostanza. Come il fratello 6000 N Play per colpirvi non vi basterà guardarlo, dovrete ascoltarlo e quando lo farete….

Ora però torniamo un passo indietro e diamo uno sguardo al pannello anteriore. Sulla sinistra troverete la fessura del caricamento CD, molto silenziosa e che funziona senza indugi, al centro un display oled con tutte le informazioni del caso ed infine sulla destra i pulsanti per controllare le varie funzionalità oltre ad un pulsante di stand-by. In dotazione è anche presente un telecomando. Sul retro troverete un pulsante on/off, la presa IEC e le uscite ottiche e coassiali oltre ai trigger. La cosa più interessante si nasconde sotto il “cofano” ed è la meccanica di lettura che utilizza un buffer digitale read-ahead che riduce gli errori di lettura rendendola capace di riprodurre anche CD graffiati e rovinati, quei CD che sono sopravvissuti non proprio indenni alle vostre feste adolescenziali e che ancora odorano di birra e sigarette. No, non ci sono uscite analogiche trattandosi esclusivamente di meccanica, e quindi avrete bisogno di un convertitore D/A esterno come appunto quello presente sul 6000A.

Il 6000 CDT è stata la prima delle tre elettroniche che ho collegato, in primis all’impianto principale. Mi sono subito posto la domanda di cui sopra. La risposta era scontata ed era semplicemente si. Nel mio setup principale dimorano elettroniche di classe ben superiore, ma questa meccanica si è fatta rispettare fin da subito. Così, mentre ascoltavo Fausto Mesolella, sono rimasto incantato dai tanti dettagli che uscivano fuori dai diffusori e dalla nitidezza del contenuto sonoro. Metto su al volo “La canzone di Marinella” eseguita da Mina e De Andrè un brano che conosco a menadito ed il primo aggettivo che mi viene in mente è in lingua inglese, un termine molto utilizzato in ambito video: “wide“. Si perché il palcoscenico è largo, ampio e ben sviluppato in tutte e tre le dimensioni. Preso da un momento di insicurezza chiamo qualche altro amico audiofilo e gli faccio ascoltare questa meccanica Audiolab 6000 CDT e tutti quanti conveniamo unanimemente che probabilmente questa macchina è la migliore nella sua fascia di prezzo ed anche spendendo il doppio non è detto che si riesca a superarla.

Insomma, se avete dei CD a prendere polvere non dovrete far altro che acquistare questo Audiolab 6000 CDT e vedrete, come ho scritto nel titolo, che nulla è più necessario del superfluo. Eh si, superfluo perché molti di noi ormai ritengono il CD un plus ma non è così, è solo un modo diverso di ascoltare musica, anzi sapete che vi dico? Mi è venuta voglia di scrivere un articolo su meccanica vs CD. Tornando a noi, con l’Audiolab 6000 CDT non avete neanche la scusa del convertitore D/A interno che “invecchia” perché semplicemente non c’è!

L’amplificatore integrato Audiolab 6000A è una macchina pensata per unire presente e passato. Difatti al suo interno non troverete solamente un amplificatore integrato capace di erogare 2×50 Watt su 8 ohm e 2×75 Watt su 4 ohm ma anche un convertitore digitale analogico con chip ES9018 Sabre32 Reference che utilizza l’architettura HyperStream a 32 bit di ESS Technology in soldoni lo stesso utilizzato sull’Audiolab 6000N Play di cui abbiamo parlato poco sopra e lo stesso utilizzato dal famoso M-DAC di cui mi innamorai tanti anni fa. Potrete inoltre connettervi con un giradischi grazie al prephono MM e potrete anche collegarvi in modalità wireless grazie al Bluetooth aptx. Ad un primo colpo d’occhio non possiamo non notare la somiglianza con il fratellone maggiore (solo analogico) 8300A e a mio avviso i rimandi a livello estetico, puntano dritti verso l’ 8000A che fece la felicità di tanti audiofili diversi anni fa.

Tornando a noi, questo Audiolab 6000A  è decisamente sobrio ma con le cose al punto giusto, tra cui un bel display con tutte le informazioni del caso, oltre al telecomando di serie. Tre le manopole a disposizione con cui oltre a regolare il volume e selezionare gli ingressi, potrete decidere se utilizzare la sola sezione di preamplificazione o quella finale o ancora potrete selezionare quale filtro digitale scegliere tra:

A proposito, gli ingressi digitali a disposizione sono: due connessioni ottiche e due coassiali a 24 bit- 192 Khz. La sezione di amplificazione è in classe AB e togliendo il coperchio superiore fanno bello sfoggio i quattro condensatori di filtraggio da 15000 micofarad ciascuno ed un trasformatore toroidale da 200VA. Presente infine una connessione per le cuffie con jack da 6,3mm sul pannello frontale. La sezione di preamplificazione è stata pensata in maniera “minimalist” con percorsi del segnale molto brevi uniti ad un controllo del volume analogico, molto preciso tra l’altro, con step che vanno da -80dB a +8dB. La sezione di preamplificazione inoltre è stata ben schermata dal resto delle sezioni per offrire un suono privo di interferenze.

Ebbene si questo Audiolab 6000A sembra proprio un lord inglese, mai eccessivo in nulla ma sempre preciso e puntuale nel restituire il messaggio sonoro. Anche in questo caso non griderete all’effetto “wow”, questo 6000A non sarà esagerato in basso e cattivissimo in alto come alcuni amplificatori in stile Yankee, ma saprà darvi la giusta dose di tutto al momento opportuno. In alto le sibilanti di Mina, tanto per fare un esempio, ci sono tutte ma non saranno cattive come in altri casi e la gamma media, sarà fluida e corposa senza mai andare troppo in avanti per stupire. Insomma, se proprio dobbiamo dirlo, questo amplificatore è un buon modo per far capire alle persone come dovrebbe suonare un amplificatore Hi-Fi. La potenza è sufficiente per sonorizzare un ambiente domestico ed arrivare a livelli oltre le regole di buon vicinato. Certo se poi vorrete ascoltare i Pink Floyd come se foste a Pompei avrete bisogno di altro. Per quanto riguarda la sezione phono l’abbiamo provata collegando il neo vincitore del premio EISA Argon Audio TT-4 di cui qui trovate la prova completa. Il risultato è stato soddisfacente, il prephono è silenzioso ed offre prestazioni paragonabili a quelle del prephono interno (escludibile) dell’Argon Audio TT-4.

Insomma, se state cercando un amplificatore integrato Hi-Fi questo Audiolab 6000A potrebbe essere un ottimo punto di arrivo per un impianto con budget di circa 2.000 Euro ed allo stesso tempo un buon trampolino di lancio per chi poi vorrà fare a piccoli step l’ingresso nel mondo dell Hi-End.

Troppo spesso sentiamo audiofili lamentarsi dei prezzi attuali dell’alta fedeltà, ma siamo sicuri che venti o trent’anni fa saremmo riusciti a raggiungere un tale livello qualitativo a questi prezzi?

Facciamo due conti molto veloci:

Con un totale di 2.187 Euro avrete a disposizione un setup in grado di darvi tante belle soddisfazioni. Facile da utilizzare, adatto a tutta la famiglia, anche ai più giovani che potranno collegarsi via Bluetooth dal loro telefonino. Se cercate un setup Hi-Fi dalla timbrica corretta che costi il giusto e che sia facile da utilizzare probabilmente avete trovato ciò che fa per voi.

Visto che ci siete, andatevi a dare una letta al test dell’Audiolab Omnia.

Per maggiori informazioni su disponibilità e rivenditori autorizzati potete contattare il distributore italiano Tecnofuturo.

I video e le fotografie della redazione sono eseguiti con Panasonic Lumix G-100 

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