Canada, le accise stanno soffocando i piccoli produttori - BeLeaf

2022-07-02 07:22:46 By : Ms. Berry zhang

Forbes pubblica un nuovo rapporto sull’influenza delle accise sulla redditività delle aziende produttrici di cannabis in Canada e titola “stanno distruggendo i coltivatori artigianali”. La legalizzazione, dal 2018 ad oggi, è stata motivo di osservazione e ammirazione per altri stati che hanno emulato la normativa canadese. Gli agricoltori artigianali sono passati dall’illegalità alla legalità e si sono conformate tante piccole realtà che prediligono la qualità alla quantità, un quadro assimilabile a quello della produzione di cannabis light in Italia.

Nella penisola sono anni che la minaccia del monopolio attanaglia il settore della cannabis light, il motore trascinante della produzione di canapa. Operatori che possono lavorare senza impianti di trasformazione un prodotto di larghissimo consumo, nonché contribuenti alla massima imposta iva. La normatizzazione è un tentativo di ridimensionare l’area di rischio di questo settore, il che potrebbe avvenire attraverso un sistema di conferimento e/o accise.

La cultura della cartina e del filtro di fatto sta scomparendo pian piano, se la cannabis light seguisse la stessa strada del monopolio?

Nel 2020 con il monopolio delle cartine si è perso non solo un introito garantito per le attività commerciali legate alla cannabis, come i grow shop, ma con essa è andata scemando la cultura legata alla varietà dell’offerta. Qualche tempo fa abbiamo chiesto chiarimenti al prof. Marco Sabatino Rossi dell’Università La Sapienza di Roma su cosa accadrebbe se la cannabis light seguisse la medesima strada degli accessori da fumo. Sia nel 2020 che nel 2021, difatti, sono stati proposti emendamenti in legge di bilancio con la proposta di tassazione per le infiorescenze di cannabis light. Fortunatamente avanzate senza successo, ma non è detto che non si ripresentino in futuro alimentando il braccio di ferro tra mercato nero e legale.

“La scelta del consumatore – ci ha spiegato il Prof. Rossi – dovrebbe basarsi sul confronto tra prezzo cum tax (legale) oppure prezzo più costi di transazione (illegale), cioè dipende dal valore della tassa, da una parte, e dal rischio di intercettazione e relative sanzioni dall’altra.” Il qui pro quo sarebbe, quindi, l’influenza dell’accisa sul prezzo finale che decreta il vantaggio per il consumatore: negozio o mercato nero?

“Se il prezzo con tassa fosse abbastanza basso non sarebbe conveniente rivolgersi al mercato nero, almeno per modeste quantità. – chiarisce il professore – Qualora, invece, l’imposta fosse troppo elevata o il costo atteso delle sanzioni modesto, allora l’offerta illegale competerebbe con la legale. Inoltre dipende dalla regolamentazione della produzione, se inadeguata, come accade con la cannabis terapeutica prodotta dai militari di Firenze, lascia spazio al mercato nero. Se, viceversa, la coltivazione fosse liberalizzata, allora, la concorrenza tra produttori dovrebbe andare incontro alle preferenze degli acquirenti .”

Le accise in Canada stanno distruggendo i coltivatori di cannabis

Il rapporto del CEO di Tantalus Labs Dan Sutton, il CFO Lucas Jenkins e il capo dell’advisory di Hanway Associates Charlotte Bowyer definisce il regime delle accise canadese “la più grande minaccia sistemica” per i produttori di cannabis. Lo studio analizza tre anni di dati del mercato per dimostrare che con l’attuale tassazione i produttori sono arrivati al limite della sopravvivenza aziendale.

Le accise corrisposte dai produttori sono pari a 1 dollaro al grammo o il 10 percento del prezzo di vendita della cannabis essiccata. Il che sembra essere ragionevole ma a lungo andare, sottolinea il rapporto, alcuni fattori tra cui la compressione dei prezzi di mercato e una tassa minima statica hanno aumentato le aliquote effettive delle accise fino al 20-35% per i coltivatori più piccoli, minacciando la redditività delle loro attività. Nel mercato canadese le grandi società quotate in borsa sono pochissime rispetto agli oltre 850 coltivatori, trasformatori e rivenditori autorizzati che rappresentano la produzione artigianale.

Negli Stati Uniti, ad esempio, la tassazione della cannabis è applicata al punto vendita e non incide sul piccolo produttore. L’attenzione maggiore dovrebbe essere, quindi, per le piccole realtà poiché sono loro che risentono maggiormente delle imposte, ma sono anche coloro che preservano la qualità e la cultura del prodotto, quindi le tradizioni, la storia nonché rappresentano la filiera corta.

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